
L’idea di un museo a Maccagno, comincia a prendere corpo nel 1977.
Giuseppe Vittorio Parisi, un artista nato a Maccagno nel 1915, impegnato ormai da anni come docente e come operatore di ricerca visiva, torna per una vacanza sul Lago Maggiore e ne rimane affascinato.
L’ambiente ancora incontaminato, una certa vivacità legata a un turismo nordico in crescita, la vicinanza con la Svizzera e quella serenità che nasce dal connubio tra lago e collina sollecitano un nuovo interesse da parte sua.
Ripensando agli incontri con l’amico Argan e con artisti e operatori culturali romani e all’ipotesi spesso fatta con loro di un Centro per l’arte, si sviluppa l’Idea di realizzarlo in un luogo decentrato rispetto ai grandi agglomerati urbani.
Dopo i primi contatti con le autorità comunali, che non ne escludono la fattibilità, Parisi precisa la proposta, mettendo a disposizione del Comune, in accordo con la moglie Wanda Valle, la sua ampia collezione d’arte, che si compone di oltre duemila opere. Una collezione vasta, che si articola intorno all’ampia produzione dell’artista ma spazia anche dentro l’arte italiana del nostro secolo.
Nel tempo numerosi sono stati gli “scambi” tra le opere di Parisi e quelle dei suoi colleghi, nati dai contatti diretti e conseguenti spesso ad amicizie che si sono dimostrate rilevanti anche nella definizione poetica propria di Parisi.
Tutto questo confluisce nella donazione dei coniugi Parisi-Valle al Comune di Maccagno.
La costruzione di un edificio da destinare a museo d’arte contemporanea è una operazione complessa, che richiede soprattutto conoscenze specifiche di museologia e la disponibilità del progettista a uscire dagli schemi tradizionali.
Sulla base di queste premesse, tenendo conto anche di suggerimenti autorevoli come quelli di Bruno Zevi, illustre storico dell’architettura, e di Renato Pedio, Parisi suggerisce all’Amministrazione Comunale un “team collaborativo” composto da Maurizio Sacripanti (1916-1996), architetto romano, che viene incaricato della stesura del progetto di massima, dall’ingegner Giuseppe Noris (1924-1989) di Luino, cui è affidato il coordinamento generale del progetto e la direzione lavori, e dall’architetto Riccardo Colella di Roma, cui è assegnata la progettazione dell’arredamento e della ambientazione del complesso edilizio.
La valutazione del territorio porta a individuare la zona da destinare alla realizzazione del museo sulle rive del Lago Maggiore e alla fine si opta per la realizzazione di un edificio dalle caratteristiche singolari, a ponte sul fiume Giona, nei pressi della foce. La valenza artistica dell’edificio, che si inizia a costruire nel 1981 e che si conclude solo nel 1998, viene ampiamente riconosciuta non appena la struttura di base prende forma. Nel 1992 il “museo-ponte” ottiene il prestigioso “Premio Nazionale IN/ARCH 1991-92 per un complesso edilizio direzionale, culturale e di servizio”, assegnato da una Commissione giudicatrice composta dagli architetti Giuliano Gresleri, Sergio Lenci, Manfredi Nicoletti, Enzo Zacchiroli e Bruno Zevi. Riteniamo che non si possa dare una valutazione dell’opera architettonica più competente di quella stilata dalla Commissione del Premio IN/ARCH che perciò trascriviamo integralmente:
“Il progetto di Sacripanti per un museo-ponte sul fiume Giona (affluente del Lago Maggiore) si inserisce nella recente tradizione progettuale di un riconosciuto maestro del moderno, non ancora adeguatamente studiato e valutato in relazione agli sviluppi dell’architettura moderna in Italia. Il progetto di Maccagno si collega ad altri celebri lavori di Sacripanti, che tutti testimoniano del piacere per la mutazione, l’invenzione continua, l’oscillazione tra razionalismo e organicismo, l’incompiuto e la ‘creazione aperta’. Sacripanti ha creato a Maccagno un organismo vivo, disarticolato in una serie continua di percorsi che si integrano agli elementi naturali (acqua, aria, cielo, alberi) accogliendo nel progetto le valenze del sito, non come metaforica e retorica allusione, ma come reali materiali costruttivi dell’architettura. L’organismo cementizio che si specchia e si raddoppia nel fiume, sospeso com’è tra acqua e aria, raggiunge in alcuni dettagli la naturalezza del creato, piegando l’artificio a una volontà di stare, comunque, entro la natura: le luci vi trasaliscono tra verde e azzurro raggiungendo momenti di rara suggestione.
Le qualità plastiche dell’edificio si accompagnano poi ad un uso degli spazi sapientemente integrato tra luoghi espositivi e spazi per la gente, creando un labirinto esplorabile e riconoscibile in ogni suo punto, capace di comunicare valori architettonici nella più genuina tradizione del Moderno.”
Il completamento del museo (sono intanto scomparsi Noris, 1989 e Sacripanti, 1996) ha richiesto tempi lunghi per la necessità da parte dell’Amministrazione Comunale di reperire i fondi necessari, coinvolgendo nell’operazione la Provincia di Varese e la Regione Lombardia.
Virtual Tour del Museo Parisi Valle
La Collezione del Civico Museo Parisi Valle
Comunità Montana Valli del Verbano.